Quei poveri staffettisti della Milano City Marathon
Questo mese di aprile che va verso la sua conclusione, ha regalato a tutti gli amanti della corsa, runner amatori e addetti ai lavori appassionati soprattutto di maratona, lo spettacolo di alcune delle 42 chilometri più belle del mondo. Da Londra a Parigi, da Boston a Rotterdam, passando per Vienna e Madrid.
Di contro, il 15 aprile si è corsa anche la Milano City Marathon e dunque i paragoni sono doverosi, nonché impietosi. Certo per quanto riguarda le grandi maratone straniere sopra citate, si parla di edizioni già molto consolidate, edizioni numero 29, 35, 36 e oltre 40. Quella di Milano, ha festeggiato il 12° compleanno. Difficile però restare indifferenti di fronte alle centinaia di messaggi postati su social network, siti e blog di quei maratoneti che hanno espresso tutta la loro delusione e frustrazione per la carenze organizzative. Messaggi accanto ai quali c’era anche chi si mostrava tuttavia soddisfatto della manifestazione.
I più colpiti dalla sfortuna sono stati gli staffettisti, che si sono presentati al via in gran numero. Il problema maggiore si è verificato nel momento della riconsegna delle borse, le quali erano ammucchiate tutte insieme, per di più sotto l’acqua. Molti atleti hanno dovuto aprire le sacche una per una, per riconoscere il contenuto e trovare la propria. Contenuto inzuppato dalla pioggia battente. Michele Romanini nel blog del Gruppo Podistico quelli della Via Baracca scrive così: E intorno il finimondo. Borse dappertutto, nell’acqua, sotto i piedi, lanciate dai camion mentre sotto una folla disperata alza i pettorali in aria sperando che gli addetti li leggano. Momenti di panico, di tensione, di rabbia, è come se si fosse rovesciata la scatola di un puzzle da 2000 pezzi.
Ogni tanto qualcuno trova la propria borsa, contento lui ma contenti noi, uno in meno che cerca. Siamo bagnati e ormai freddi, la condizione migliore per ammalarsi. Giriamo nella palta come alluvionati alla ricerca degli oggetti più cari, in questo caso vestiti asciutti. Sembra impossibile ma alla fine il puzzle si ricompone, però è passata un’ora, andiamo direttamente al traguardo.
Il giorno seguente la maratona, sul sito ufficiale della Milano City Marathon è apparso un messaggio di scuse del direttore dell’evento, Andrea Trabuio. In realtà quattro righe appena: L’Organizzazione si scusa per gli inconvenienti riscontrati alla riconsegna delle sacche nelle staffette. Una serie di fattori concomitanti, compreso il maltempo, e anche una sottovalutazione del meccanismo di distribuzione (che l’anno scorso aveva funzionato perfettamente) hanno creato problemi che risolveremo nelle prossime edizioni.
Dagli errori si impara. Quattro righe non sufficienti a vedere dai commenti esplosi dai maratoneti, che hanno messo alla luce altre magagne organizzative.
Perchè per un maratoneta le cose importanti sono ricevere allo spugnaggio una spugna asciutta se sta piovendo a dirotto, trovare bevande calde all’arrivo se fa freddo, avere indicazioni semplici da seguire per trovare docce e spogliatoi e, magari, trovare qualcuno che lo aspetta dopo il taglio del traguardo che gli mette la medaglia al collo e gli dice complimenti!, anziché consegnarla in mano, ancora chiusa nella confezione. Questo vuole il maratoneta, al quale non interessa partecipare a una 42 chilometri piena di personaggi noti.
Detto questo, purtroppo la critica più negativa va alla città di Milano, che proprio non riesce ad amare la maratona. Per non rischiare incidenti e proteste feroci, il Comune era stato obbligato a dichiarare il 15 aprile come giornata senza auto e moto. Ma la risposta dei cittadini comunque non c’è stata. Una maratona può iniziare a funzionare solo quando i cittadini sono i suoi primi sostenitori.
La Maratona di Milano ha regalato anche tanti sorrisi, oltre i tanti errori commessi, fra i quali in molti hanno anche segnalato la deludente diretta tv sui canali di Sport Italia. Difficile dare la colpa di tutto alla pioggia: quando ci si prepara per un anno intero a un evento di poche ore, ci si aspetta molto di più. Le maratone internazionali sono per ora irraggiungibili, per numeri e organizzazione. Ma in realtà non serve andare troppo lontano, basterebbe passare da Roma e vedere come si gestisce alla perfezione una 42 chilometri che accoglie 15 mila runner….forse ci vorrebbe meno mentalità del marketing e più cuore per la corsa.